I numeri del tech nel mondo sono sempre più impressionanti e dominanti.
5,44 miliardi: sono le persone connesse nell'intero Pianeta, circa il 67% della popolazione mondiale.
200 miliardi:
sono i dollari che Microsoft, Alphabet-Google
e Meta stanno investendo nell'intelligenza artificiale (soprattutto generativa) nel 2024.
3,475 trilioni:
è il valore di mercato della Microsoft, l'azienda a più alta capitalizzazione del mondo, seguita da Apple (3,470 trilioni), Nvidia (3,095), Alphabet-Google (2,363) e Amazon (2,081).
Tanto per dare un'idea, se sommiamo il valore delle sette aziende tech più importanti, otteniamo una cifra che è sette volte il PIL italiano. Con un exploit, negli ultimissimi anni, legato alla filiera dei semiconduttori e ai data center necessari per istruire l'AI.
Il sospetto che si tratti di una bolla, c'è. Lo scopriremo nei prossimi anni. Di fatto, se guardiamo ai ricavi reali, la classifica cambia parecchio. In questo caso troviamo Amazon
al secondo posto nel mondo, con 590,7 miliardi. Ma la Apple scende al settimo posto (381,6), Alphabet al tredicesimo (318,1), Microsoft al ventunesimo (236,6), Meta al quarantacinquesimo (142,7).
Siamo nel mezzo di un cambiamento epocale – l'ennesimo degli ultimi decenni, ma forse particolarmente decisivo – testimoniato anche delle cifre da capogiro con cui lavorano le start-up dell'intelligenza artificiale: si va dagli 82 bilioni di dollari accumulati da OpenAI (con Microsoft come principale finanziatore) ai 24 di xAI (lanciata da Elon Musk), i 18 di Anthropic (Google e Amazon) e i 6 dell'europea Mistral AI.
Gli Osservatori Digital Innovation, potendo contare su ventiquattro anni di analisi delle trasformazioni in atto, sottolineano però vari aspetti critici.
1) Il primo è legato al
tramonto progressivo dell'idea di un mercato unico mondiale, che nel 1995 aveva portato alla nascita della WTO (World Trade Organization): si moltiplicano protezionismi, sussidi, divieti, divisioni.
2) Il secondo riguarda il costo ambientale della trasformazione digitale, legato all'espansione frenetica dei data center e quindi all'aumento delle emissioni e delle richieste di energia elettrica, tanto che si parla di una crescita della domanda che potrebbe eccedere l'offerta. Ma si guarda anche alle opportunità, in chiave ambientale, offerte dall'AI: la scommessa è che l'investimento sarà ampiamente ripagato, anche da quel punto di vista.
3) Il terzo guarda al futuro dell'automazione nell'industria
(robot con AI), che desta preoccupazione per la perdita di posti di lavoro, ma promette numeri importanti dal punto di vista produttivo, soprattutto in paesi con problemi demografici come l'Italia.
Infine c'è la questione dei diritti, con tutte le complicazioni e le contraddizioni generate dalla trasformazione digitale. Da una parte si parla di come legiferare sull'AI, con l'Europa che si muove da tempo per una regolamentazione e gli Stati Uniti che preferiscono non correre il rischio di ostacolare l'innovazione. Dall'altra ci sono i timori legati alla privacy, il problema delle fake news, le truffe digitali, i rischi di violazione della proprietà intellettuale.
Succede quando le innovazioni tecnologiche si muovono più velocemente della nostra capacità di prevedere i loro sviluppi. Ma quegli sviluppi promettono, per certi aspetti, di rendere le regole obsolete prima ancora che vengano scritte. Di sicuro il futuro passerà da qui, dal tech.