La sostenibilità non è una moda, ma una necessità. Lo pensa il 77% dei cittadini italiani. Un bel salto in avanti, rispetto al 41% fatto registrare nel 2015. Ancora più alta è la percentuale di persone che si dicono convinte della necessità di combattere il cambiamento climatico: 86%.
Un ruolo particolare viene assegnato alle aziende, anche perché i consumatori tendono a preferire quelle realtà commerciali che adottano “processi produttivi sostenibili” e utilizzano le risorse in modo responsabile, che sono trasparenti nella loro attività e rispettano i lavoratori (anche questa è sostenibilità).
Lo dice il 10° Osservatorio nazionale dello stile di vita sostenibile, promosso da LifeGate in collaborazione con l'istituto di ricerca Eumetra MR. Un'indagine condotta utilizzando un campione rappresentativo della popolazione italiana, con una sovra-rappresentazione delle città di Milano e Roma. Uno studio che sembra smentire il luogo comune secondo cui la sostenibilità e la difesa dell'ambiente sarebbero argomenti capaci di appassionare solo una minoranza di cittadini.
Fa particolarmente piacere sapere che 38 milioni di italiani sono interessati ai temi legati alla sostenibilità. Dieci anni fa erano “solo” 20 milioni. L'89%, secondo questa indagine, si dice convinto che il Paese dovrebbe investire ancora di più sull'energia rinnovabile. L'83% che bisognerebbe sostenere l'agricoltura biologica
L'indagine è stata presentata a Villa Necchi Campiglio, a Milano (nella foto @LifeGate), e ha coinvolto diversi esperti e opinion leader, che hanno raccontato la loro visione di futuro. C'era anche Marco Barbieri, segretario generale di Unione Confcommercio Milano Lodi Monza e Brianza, a dimostrazione dell'importanza di questi temi per aziende e attività commerciali.
Lo ha confermato Enea Roveda, Ceo di LifeGate: «In venticinque anni di attività con le aziende, abbiamo assistito a una vera e propria trasformazione del mercato, diventato più competitivo e, al tempo stesso, più responsabile. Le nuove normative contro il greenwashing richiedono un impegno ancora più chiaro e concreto per proteggere i consumatori dalle pratiche ingannevoli e premiare le imprese che hanno investito realmente in sostenibilità».
La ricerca ha una sezione dedicata al comparto economico. Ci si chiede, ad esempio: quando un'azienda può essere considerata sostenibile? Ai primi due posti ci sono l'importanza dei processi produttivi sostenibili (41%) e l'uso responsabile delle risorse (34%), ma si parla anche di neutralità carbonica (18%) e di economia circolare (16%), oltre che di attenzione nei confronti dei lavoratori (19%) e di informazioni trasparenti fornite ai clienti (16%).
Davvero un'azienda sostenibile attrae maggiormente l'attenzione del consumatore? Si direbbe proprio di sì. Gli intervistati dicono di prendere in considerazione soprattutto la trasparenza delle informazioni (38%), il controllo della filiera (32%) e la presenza di certificazioni ad hoc (26%). Fondamentale anche l'attenzione ai diritti dei lavoratori (22%), l'attivazione di progetti ambientali e sociali (17%) e la compensazione delle emissioni (14%).
Oggi solo il 27% degli italiani crede che la sostenibilità sia una moda, mentre dieci anni fa si parlava del 40%. Le informazioni in merito vengono ricavate per il 53% da internet, il 46% da tv, il 26% dai social, il 10% dalla radio e il 7% da libri (per la “generazione Z” i dati cambiano notevolmente: la tv scende al 14%, mentre i social salgono al 53% e internet al 62%).
Gli intervistati si dicono convinti che bisognerebbe limitare il consumo di plastica (88%), combattere i cambiamenti climatici (86%) e promuovere la transizione ecologica (86%). Inoltre è urgente ridurre gli sprechi idrici (36%) e l'inquinamento dell'aria (35%)
Nel report si parla anche di intelligenza artificiale. Gli italiani dimostrano di conoscerla, in qualche modo (74%), e sono convinti che il governo dovrebbe utilizzarla per accelerare la transazione ecologica (86%), ma solo il 7% dichiara di farne uso personalmente.
La questione più problematica riguarda le azioni da compiere e chi le dovrebbe attuare. Il 74% è convinto che la responsabilità maggiore, se si parla di sostenibilità, sia del Governo e delle istituzioni in generale. Al secondo posto ci sono le aziende, con il 39%. Se si parla di consumatori, però, la percentuale scende al 26%, come se le azioni e le scelte dei singoli non fossero fondamentali, anche per orientare le istituzioni.
Quali sono le azioni sostenibili praticate individualmente? Svetta la raccolta differenziata dei rifiuti speciali (73%), seguita dalla limitazione nell'uso di bottiglie di plastica (43%). Molto più in basso stanno l'utilizzo di energie rinnovabili (18%), il consumo di cibo bio (15%), l'abbigliamento o le vacanze sostenibili (14% e 11%).
L'88% degli italiani sostiene di prestare maggiore attenzione alla qualità del cibo, oltre che alla provenienza del prodotto (86%), rispetto al passato. L'83% limita i consumi energetici e idrici. Il 76% usa meno plastica. E c'è anche un 54% che dichiara di utilizzare meno l'auto. Spicca però soprattutto quell'86% di persone che dichiarano di essere sempre più attente a tutte le tematiche che riguardano la sostenibilità.
La sensibilità c'è. Per raggiungere l'obiettivo, però, servono comportamenti individuali e scelte istituzionali adeguate all'impresa. Con la collaborazione di tutti.
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