Se diciamo SEO, tutti sanno di cosa parliamo. La Search Engine Optimization, l'ottimizzazione indispensabile per guadagnarsi un posto al sole su Google (e sui motori di ricerca in generale), è diventata negli anni il Graal del marketing digitale.
Chi non vuole essere ai primi posti delle ricerche online? Da qui la nascita di innumerevoli pratiche e teorie, di esperti dell'algoritmo, di agenzie specializzate nel posizionamento sul web, anche in un paese come l'Italia, dove solo il 46% dei cittadini è in possesso di competenze digitali di base, rispetto al 56% della media UE (dati del 2023).
Ma l'intelligenza artificiale sta provocando una rivoluzione anche in questo campo. Bisognerà abituarsi, prima o poi, a un nuovo acronimo: AIO, ovvero Artificial Intelligence Optimization. Presto non basterà più essere visibili sui motori di ricerca, ma servirà anche comparire nelle risposte fornite dai chatbot di AI, tipo ChatGPT (per citare il più conosciuto).
Negli Usa se ne parla ormai da tempo, con investimenti milionari da parte delle grandi aziende, perché tutti vogliono essere presi in considerazione dai bot, quando un utente chiede informazioni sul prodotto venduto o il servizio fornito, quando cerca un ristorante in cui andare a mangiare o un albergo in cui soggiornare. Con tutti i problemi che ciò comporta anche dal punto di vista delle manipolazioni possibili.
Il futuro del mercato è questo. Sempre più orientato verso la condivisione virtuale delle informazioni, la socializzazione digitale, la conversazione che diventa stimolo all'azione (all'acquisto). Da qui la nascita di nuove opportunità per gli esperti di marketing digitale. Ma anche l'importanza di essere dotati di strumenti (software con tool appropriati) che implementano l'intelligenza artificiale, capaci di analizzare dati e ricerche, oltre che di generare contenuti capaci di raggiungere l'aspirante cliente, ovunque esso sia (ricerca Google, forum, portali di valutazione, social, chatbot).
Si apre una nuova frontiera anche dal punto di vista della creazione dei contenuti digitali, che possono essere utilizzati dai chatbot di intelligenza artificiale, e quindi devono essere aggiornati e adattati a questa nuova realtà. Ed ecco la funzione dell'AIO, che deve guardare anche alle necessità di una targetizzazione sempre più raffinata, con i brand impegnati a capire come vengono menzionati dall'AI, con quali parole e in quale contesto.
Le strategie future passeranno dalla necessità di generare contenuti ideali per i chatbot, provando a influenzare le loro risposte, ma anche analizzando le fonti utilizzate dall'AI, per posizionarsi in quegli specifici canali informativi.
Qui, come altrove, bisogna abituarsi alla complessità e attrezzarsi per cogliere l'opportunità. Se è vero che il percorso decisionale dell'aspirante cliente è sempre più complesso, è anche vero che abbiamo gli strumenti tecnologici necessari a monitorare il suo percorso ed essere presenti nei
touchpoint, cioè quei luoghi virtuali in cui l'esigenza dell'utente può incontrare la nostra capacità di soddisfarla. Hai bisogno di qualcosa, qui, ora? Faccio in modo di esserci e di farmi conoscere. Se sono rose, poi, fioriranno, anche se sono nate da un chatbot.
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