17 gennaio 2025
L' AI generativa sta suscitando attese mai viste prima, in tutti i campi. E un flusso di investimenti privati che, secondo alcuni analisti, è il più grande mai generato nella storia. Il che significa che primo o poi questi investimenti andranno monetizzati, ad esempio sul fronte delle applicazioni. Parte da qui la “raccolta annuale di infografiche” degli Osservatori Digital Innovation , una realtà nata all'interno del Politecnico di Milano che da venticinque anni monitora e racconta l'innovazione digitale, facendo incontrare aziende, ricercatori ed esperti. Chi più di loro è consapevole del fatto che ormai i «confini del mondo digitale sono sempre più fuzzy – indefiniti» ? Si moltiplicano i processi di digitalizzazione , in tutti i comparti dell'economia, e le possibilità offerte da questo settore. Tanto che gli argomenti-capitoli presi in considerazione dagli Osservatori, per fotografare il 2024, sono ben quarantasette. Nell'introduzione si parla anche della perdita di competitività delle aziende europee, sottolineando lo scarso sviluppo del reparto tech, e ci si domanda come si caratterizzerà la presidenza Trump sul fronte dell'innovazione. Ma il tema che più ci interessa è quello dell'AI generativa, presentata come “la più grande promessa e la più grande incognita del mondo tech”. A partire da quel 30 novembre 2022 in cui Sam Altman presentò ChatGPT , lanciando la “next big thing”, «l'occasione da non perdere per la crescita futura» . I dubbi e i problemi non mancano, dai fabbisogni energetici sempre più elevati, ai costi e la necessità di dati di elevata qualità, non così facili da reperire online. Nel frattempo però OpenAI , la non-profit destinata a diventare for-profit, oggi è una startup che vale 157 miliardi di dollari, seguita da xAI di Elon Musk (50 miliardi) e Anthropic (che ha incassato 8 miliardi da Amazon e 2 da Google). Amazon, Meta, Microsoft e Alphabet-Google l'anno scorso hanno investito 200 miliardi di dollari nell'AI generativa, e nel 2025 potrebbero arrivare a 300 miliardi . Questo per dare l'idea di un mondo che sta correndo a tutta velocità, mentre in Italia c'è ancora chi fatica a investire nella digitalizzazione di base. Eppure i dati parlano chiaro: chi ha investito in questo settore ha posto le premesse per una crescita solida e duratura nel tempo. Lo sanno bene gli esperti di Digital Innovation, che ormai hanno 51 Osservatori attivi , con 13 mila partecipanti (in presenza e online), 220 imprese che hanno sottoscritto accordi di partnership e sponsorship, 166 persone attive tra ricercatori e staff, oltre al personale accademico. Un piccolo esercito pacifico, proiettato verso il futuro. Tanti i numeri indicativi presenti nelle infografiche, che cercano di riassumere il lavoro portato avanti nel 2024, tra incontri operativi, confronti, convegni. Continuando a ragione sull'intelligenza artificiale (non solo generativa), scopriamo che il 61% delle grandi aziende italiane dichiara di avere all'attivo progetti di AI , almeno a livello sperimentale, mentre scendiamo al 18% se si parla di PMI. È cresciuta del 20% la spesa delle aziende italiane per la gestione e l'analisi dei dati , toccando la cifra di 3,4 miliardi di euro. D'altra parte questa è una sfida cruciale: sarà sempre più importante «costruire una propria strategia di creazione di valore basata sull'utilizzo diffuso e consapevole dei dati» . Nel 46% delle aziende italiane esistono esperti in Data Management e il 36% ha un team dedicato al Data Science . Analisi descrittive dei dati vengono portate avanti anche nelle PMI nel 79% dei casi (numero in grande in crescita). Nelle infografiche trovate numeri e indicazioni sul 5G e il Cloud, la tecnologia Blockchain e la Cybersecurity, l'Internet of Things e la Space Economy, il Fintech e lo Smart Agrifood, l'Out of Home e l'Omnichannel Customer Experience... Per chi, come noi, lavora con le PMI, risulta interessante scoprire che il 65% investe massicciamente nel digitale , anche se molte aziende lamentano la mancanza di competenze adeguate nel proprio organigramma e quindi si rivolge a realtà esterne. In compenso il 70% propone attività formative ai propri dipendenti, anche se il 40% lamenta la mancanza di tempo per farlo, e il 33% una struttura organizzativa non adeguata. Negli ultimi due anni si parla di “formazione generica” nel 73% dei casi e di formazione legata alla digitalizzazione per il 61% (c'è anche un 39% per la transizione green). Infine, un accenno al mondo delle startup hi-tech , a cui appartiene anche UniSolutions: «Nel 2024 gli investimenti totali in Italia registrano una buona ripresa, pur risultando ancora ben al di sotto del consuntivo record del 2022. Affinché le startup e le scaleup italiane possano crescere in modo più consistente, è essenziale un impegno coordinato, che non può prescindere da condizioni di contorno favorevoli per spingere l'innovazione» . Noi ci siamo!