L'intelligenza artificiale 

al servizio delle aziende

Siamo una software house, una start-up innovativa tecnologica.

La nostra suite, brevettata, integrata con l'intelligenza artificiale, incrocia milioni di dati e trova online chi sta cercando il vostro prodotto o servizio.

Uni è un assistente virtuale che porta nuovi clienti, ottimizza la vostra presenza sul web e offre consigli in base all'andamento del mercato, in tempo reale.

Creiamo software per le aziende, facciamo innovazione tecnologica, ma anche sociale e ambientale.

Per saperne di più
23 febbraio 2025
Su "News", la rivista della Fondazione Veronesi, un articolo dedicato a UniSolutions
16 maggio 2025
Un tempo, la pubblicità si muoveva in una sola direzione: dall’azienda all’aspirante cliente. Si pescava nel mucchio , cercando di suscitare desideri o creare bisogni, contando sulla passività dell’utente medio. Le aziende comunicavano attraverso cartelloni, spot televisivi e inserzioni sui giornali, sperando di catturare l'attenzione di un pubblico facilmente suggestionabile. Oggi questo modello è quasi definitivamente superato. Il consumatore moderno è proattivo, informato e selettivo . Cerca attivamente prodotti e servizi, confronta offerte e si affida a recensioni online. In questo contesto, le aziende devono essere presenti nel momento e nel luogo giusto, offrendo contenuti pertinenti e personalizzati. L'intelligenza artificiale come alleato strategico L'intelligenza artificiale sta trasformando radicalmente il marketing digitale . Grazie all'AI, è possibile: Analizzare grandi volumi di dati per comprendere comportamenti e preferenze dei consumatori. Automatizzare la creazione di contenuti testuali e visivi, rendendoli coerenti con l'identità del brand. Personalizzare l'esperienza utente in tempo reale , aumentando l'engagement e la conversione. Ottimizzare campagne pubblicitarie attraverso l'analisi predittiva e l'adattamento continuo delle strategie. Secondo l' Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano, nel 2024 il mercato dell'AI in Italia ha raggiunto 1,2 miliardi di euro, con una crescita del 58% rispetto all'anno precedente. Tuttavia, solo il 7% delle piccole imprese e il 15% delle medie imprese italiane hanno avviato progetti legati all'AI, evidenziando un ritardo nell'adozione di queste tecnologie . Le sfide per le PMI italiane Le piccole e medie imprese (PMI) rappresentano il cuore del tessuto economico italiano, ma spesso affrontano ostacoli nell'adozione dell'AI , tra cui: Limitate risorse finanziarie per investimenti tecnologici. Mancanza di competenze interne per implementare e gestire soluzioni AI. Resistenza al cambiamento e preferenza per metodi tradizionali. Nonostante ciò, l'adozione dell'AI offre opportunità sempre più significative. Ad esempio, il 25% delle aziende che utilizzano l'AI ha riscontrato un aumento della produttività , mentre il 20% ha migliorato l'esperienza del cliente . Verso un marketing più efficace e personalizzato L'AI consente alle aziende di: Segmentare il pubblico in modo più preciso, creando campagne mirate. Anticipare le esigenze dei clienti , offrendo soluzioni proattive. Ridurre i costi operativi , automatizzando processi ripetitivi. Inoltre, strumenti di AI generativa , come i chatbot avanzati, migliorano l'interazione con i clienti, fornendo risposte immediate e personalizzate. L'AI non è più solo un opzione Il marketing digitale, potenziato dall'intelligenza artificiale, non è più un'opzione, ma una necessità per le aziende che desiderano rimanere competitive. Le PMI italiane devono superare le barriere all'adozione dell'AI, investendo in formazione e infrastrutture adeguate, dotandosi di software e applicativi in grado di sfruttare le potenzialità dell'intelligenza artificiale. Solo così potranno sfruttare appieno le possibilità infinite di queste tecnologie, offrendo esperienze personalizzate ai clienti e costruendo relazioni durature.
6 maggio 2025
C’è una domanda che da mesi circola con insistenza tra imprenditori, manager e professionisti: l’ intelligenza artificiale distruggerà posti di lavoro o ne creerà di nuovi? La verità – come spesso accade in economia e tecnologia – non è bianca o nera, ma è un complesso intreccio di scenari in continua evoluzione. Senza dubbio, l’AI sta ridisegnando il mondo del lavoro. Automatizzando attività ripetitive , velocizzando processi , riorganizzando filiere produttive e decisionali . Alcuni settori, come quello amministrativo, logistico o customer care, stanno già vivendo una fase di “ristrutturazione tecnologica” . In altri, come la programmazione, il marketing e la produzione creativa, l’AI sta diventando un amplificatore del potenziale umano , più che un sostituto. Ne abbiamo già parlato in questo blog, e continueremo a farlo, senza mai dimenticare il punto di vista dei lavoratori , i più esposti a queste trasformazioni. Secondo un'indagine di Randstad Research , circa 10 milioni di lavoratori italiani sono altamente esposti agli effetti dell'AI, con impatti significativi su tutte le professioni, da quelle poco qualificate a quelle altamente specializzate. Questa esposizione genera comprensibili timori riguardo la certezza dell'impiego e la necessità di acquisire nuove competenze per rimanere competitivi nel mercato del lavoro. Ma proprio qui si apre una possibilità: se affrontata con formazione continua , apertura al cambiamento e politiche di welfare adattive , l'intelligenza artificiale può accompagnarci verso un nuovo equilibrio, in cui si lavori meno, meglio e in modo più intelligente . Secondo l’economista Erik Brynjolfsson (Stanford University), « le tecnologie che aumentano la produttività dell’uomo, come l’intelligenza artificiale, possono condurre a una crescita dell’occupazione, se accompagnate da formazione e visione strategica». Anche secondo Fei-Fei Li , tra le voci più autorevoli del settore, «il punto non è sostituire le persone, ma farle lavorare meglio». Il punto cruciale sarà la capacità di adattamento . Le professioni cambieranno, ma non scompariranno. Cresceranno nuove figure ibride, capaci di lavorare con gli algoritmi, interpretarli e guidarli. Pensiamo, ad esempio, al prompt designer , al data ethicist , allo specialista AI per PMI : ruoli che dieci anni fa non esistevano e oggi sono sempre più richiesti. In questo scenario, il marketing è tra i primi settori dove l’intelligenza artificiale si sta rivelando indispensabile. Analisi predittiva, creazione automatizzata di contenuti, segmentazione avanzata, personalizzazione in tempo reale : nessuna azienda che voglia competere online può oggi permettersi di ignorare questi strumenti. Come sintetizza bene Kai-Fu Lee , pioniere dell’AI in Asia: « Non è l’intelligenza artificiale a minacciare il tuo lavoro. È chi la sa usare meglio di te». Siamo all'inizio di una svolta epocale, che, come ogni rivoluzione tecnologica, porterà sfide, ma anche opportunità. Sta a noi scegliere come cavalcarle .
23 aprile 2025
Leggere per sapere. Leggere per agire (consapevolmente). L’intelligenza artificiale (AI) sta trasformando radicalmente il mondo in generale e quello del lavoro in particolare, dal marketing alla gestione dei dati, dalla medicina all’industria creativa. Se lavori in un'azienda, se sei un libero professionista o semplicemente ti stai chiedendo come affrontare questa rivoluzione, una buona lettura può aprirti la strada. Ecco una selezione di libri – cinque recenti e due classici – che ti aiutano a comprendere l’AI da diverse prospettive: tecnologica, etica, strategica. Leggerli non ti trasformerà in uno sviluppatore, ma ti darà alcuni strumenti per comprendere meglio l’impatto dell’AI sul lavoro, sulle decisioni aziendali e sulla società. Soprattutto ti aiuterà a fare scelte più efficaci e informate, oggi che l’AI non è più un’opzione, ma una realtà da vivere e capire fino in fondo. ________________________________________ 1. Sovrumano. Oltre i limiti della nostra intelligenza – Nello Cristianini (Il Mulino, 2023) Un libro accessibile ma ricco di contenuti che esplora il confine tra intelligenza umana e artificiale. Cristianini spiega come i sistemi intelligenti apprendono, decidono e influenzano la nostra vita. Una lettura perfetta per chi vuole capire non solo il come, ma anche il perché del crescente potere dell’AI. ________________________________________ 2. Geopolitica dell’intelligenza artificiale – Alessandro Aresu (Feltrinelli, 2024) Questo libro si rivolge a chi guarda all’AI con occhio strategico. Aresu affronta il tema della corsa globale alla supremazia tecnologica, mostrando come AI e potere siano oggi due facce della stessa medaglia. Utile per imprenditori e manager che vogliono inquadrare il contesto competitivo internazionale. ________________________________________ 3. L’onda che verrà. Intelligenza artificiale e potere nel XXI secolo – Mustafa Suleyman (Mondadori, 2024) Co-fondatore di DeepMind, Suleyman offre un’analisi lucida e concreta sul futuro dell’AI. Il suo punto di vista è interno all’industria: parla di opportunità, ma anche di rischi concreti legati a privacy, disoccupazione e concentrazione di potere. Illuminante per chi lavora con l’AI ogni giorno. ________________________________________ 4. Etica dell’intelligenza artificiale. Sviluppi, opportunità, sfide – Luciano Floridi (Raffaello Cortina, 2024) Floridi è uno dei massimi esperti mondiali sull’etica dell’AI. Il suo approccio è pragmatico e filosofico allo stesso tempo, perfetto per chi vuole portare innovazione tecnologica in azienda in modo responsabile. Ideale per chi si occupa di governance, compliance o impatto sociale. ________________________________________ 5. Human in the loop. Decisioni umane e intelligenze artificiali – Paolo Benanti (San Paolo, 2023) Un libro che parte da una domanda cruciale: qual è il ruolo dell’uomo nell’era dell’AI? Benanti propone il modello “human-in-the-loop”, che integra l’automazione senza perdere il controllo umano. Ottimo per chi usa l’AI nei processi decisionali, tra marketing, HR e gestione aziendale. ________________________________________ 6. Intelligenza artificiale. Un approccio moderno – Stuart Russell & Peter Norvig (Pearson, 2021) Un manuale tecnico ma leggibile anche dai non specialisti con un po’ di curiosità. È il punto di riferimento mondiale per chi vuole comprendere davvero come funziona l’AI: algoritmi, modelli, limiti. Se hai tempo e voglia di approfondire, è il testo da tenere sulla scrivania. ________________________________________ 7. La società della mente – Marvin Minsky (Adelphi, 1994) Un classico visionario. Minsky, pioniere dell’intelligenza artificiale, propone una visione quasi poetica della mente come rete di agenti. Non è un manuale tecnico, ma un viaggio affascinante che aiuta a vedere l’AI come parte di una riflessione più ampia sull’intelligenza stessa.
8 aprile 2025
Il futuro è già iniziato da tempo, ma c'è chi sembra non accorgersene. Sta passando il treno di una rivoluzione del mercato (locale e globale) che rischia di lasciare molte aziende ferme a guardare, perché legate a un vecchio modo di fare comunicazione. Il marketing digitale è in piena trasformazione. Non è solo questione di “ essere online” o di avere un profilo social aggiornato: oggi le aziende si trovano davanti a un cambiamento silenzioso ma profondo, trainato soprattutto dall’ intelligenza artificiale . E non si tratta di una moda passeggera. L’AI sta cambiando il modo in cui si creano contenuti, si gestiscono i clienti, si analizzano i dati e si prendono decisioni strategiche. Eppure, nonostante le potenzialità, il divario tra chi ha colto il cambiamento e chi resta ancorato al passato è ancora ampio. Basti pensare che, secondo una recente indagine sulle aziende di Milano, Monza e Lodi (realizzata da Promos Italia e presentata al Digit Export Day ), quasi un’azienda su tre continua a usare esclusivamente l’agenda cartacea per gestire contatti e appuntamenti. Altro che automazione... In compenso, dice la ricerca, il 77% delle aziende ha previsto di aumentare gli investimenti in tecnologie digitali. Se è vero che il 60% non va oltre i 10mila euro, c'è anche un 12% che arriva a 20mila, l'8% a 50mila, il 5% fino a 100mila e l'1% oltre i 500mila euro di investimento. Non è difficile immaginare quali sono le aziende che crescono di più in termini di fatturato... Per la maggior parte delle aziende, lavorare sul web significa investire nel proprio sito web (79%) e nei social media (60%), ma sono in aumento anche l’e-mail marketing (47%) e la pubblicità sul web (23%). E l' intelligenza artificiale ? In grande crescita. Un'azienda su quattro la utilizza per analizzare i dati dei clienti e offrire vendite personalizzate. Il 12% lavora con gli algoritmi di pricing. Il 19% scommette sui chatbot. Ma cresce anche la consapevolezza delle potenzialità dell'AI sul fronte della comunicazione. L’IA entra in gioco (e fa sul serio) Il marketing digitale potenziato dall’intelligenza artificiale consente oggi di fare cose che fino a poco tempo fa sembravano impossibili o troppo costose per le PMI. Parliamo ad esempio di contenuti personalizzati creati automaticamente in base al comportamento degli utenti, chatbot attivi 24 ore su 24, algoritmi che regolano dinamicamente i prezzi, oppure sistemi capaci di analizzare grandi volumi di dati per suggerire la strategia migliore. Non è un caso se molte imprese nella Grande Milano hanno già cominciato a usare l’AI per migliorare la propria presenza sul mercato (anche estero): oltre l’87% la impiega per creare contenuti testuali e il 37% anche per immagini. E non parliamo solo di big player. Anche le PMI possono — e devono — approfittare di questi strumenti per rimanere competitive. PMI: una sfida tra cultura e opportunità Le piccole e medie imprese italiane si trovano a un bivio. Da un lato, l’offerta di strumenti digitali è sempre più accessibile : ci sono CRM avanzati, automazioni per l’email marketing, software per la gestione dei social e tanto altro. Dall’altro lato, però, c’è ancora una certa resistenza culturale , una preferenza per il “faccio come ho sempre fatto” che, in un mondo in rapido cambiamento, può diventare un limite. In effetti, mentre alcune PMI hanno capito che una buona strategia digitale può farle crescere più velocemente, molte altre continuano a esitare, vittime di uno scetticismo paralizzante. Alcune per mancanza di competenze interne, altre per paura di affrontare l’investimento iniziale. Eppure oggi esistono soluzioni scalabili, su misura anche per i piccoli business . Personalizzazione sì, ma con giudizio L’altro lato della medaglia è la gestione dei dati. L’intelligenza artificiale funziona bene perché ha accesso a tante informazioni, ma questo implica una responsabilità non da poco. Le aziende devono essere trasparenti, rispettare la privacy degli utenti, costruire relazioni basate sulla fiducia . Perché se l’AI sa cosa vogliamo prima ancora che lo scriviamo, dall’altra parte ci dev’essere una strategia umana etica e coerente. Non solo: oggi non basta più “dire qualcosa”, bisogna anche “piacere” agli algoritmi . L’AI non solo supporta il marketing, ma valuta anche i messaggi. Analizza testi, immagini e toni, e può influenzare la percezione del brand anche in modo inaspettato. Un video “troppo complicato” o un messaggio “poco empatico” potrebbero penalizzare la comunicazione, anche se ben pensata. Ecco perché servono figure capaci di parlare sia agli esseri umani che alle macchine. Creatività e tecnologia: un’alleanza possibile Il rischio è credere che l’AI sostituirà la creatività. In realtà, le aziende più avanti non stanno scegliendo tra umano e digitale: li stanno facendo lavorare insieme . L’intelligenza artificiale può generare bozze, analizzare i trend, proporre varianti. Ma poi serve sempre una mente (umana) che conosca il contesto, il cliente, la strategia. E servono software in grado di farli interagire efficacemente . In definitiva, il marketing digitale del futuro — che poi è già il presente — sarà sempre più un mix di automazione intelligente e intuizione umana . Le imprese che sapranno combinare questi elementi saranno quelle che riusciranno davvero a distinguersi.
27 marzo 2025
Unite l'empatia del medico (il buon medico) e la super-intelligenza dell'AI , e avrete un nuovo modo di intendere la prevenzione e la cura. Da una parte le capacità relazionali, creative, intuitive di un essere umano, dall'altra le possibilità dell'intelligenza artificiale, che può analizzare e confrontare milioni di dati, non si stanca mai, non si lascia condizionare da stress ed emozioni forti. Tra i settori che l'AI è destinata a rivoluzionare in positivo, c'è sicuramente la medicina . Anzi, la rivoluzione è già cominciata, grazie ai progressi dell' intelligenza artificiale generativa . L'AI sta rapidamente trasformando il panorama medico, offrendo strumenti innovativi che migliorano diagnosi e trattamenti. Questa tecnologia, che fino a qualche anno fa era relegata ai laboratori di ricerca, è ora una realtà concreta in molti ospedali e cliniche.​ Diagnosi più accurate e tempestive Uno dei campi in cui l'AI sta facendo la differenza è la diagnostica per immagini . Alcuni ospedali hanno integrato programmi di intelligenza artificiale nel loro reparto di radiodiagnostica, migliorando la precisione e la rapidità nell'interpretazione di radiografie e altre immagini mediche. Sono sistemi che assistono i radiologi nell' identificare patologie come fratture, polmoniti e versamenti pleurici, ottimizzando i tempi di risposta, soprattutto nei reparti di emergenza. Monitoraggio remoto dei pazienti L'AI sta rivoluzionando anche il monitoraggio domiciliare dei pazienti in condizioni croniche. Ad esempio, il Servizio di Cardiologia dell'ospedale Virgen de la Arrixaca ha implementato un assistente medico virtuale basato su AI chiamato "Lola". Questo sistema effettua chiamate autonome ai pazienti con insufficienza cardiaca, raccoglie informazioni sul loro stato di salute e le analizza per individuare segnali di peggioramento. Il personale sanitario può così intervenire tempestivamente, migliorando l'aderenza al trattamento e prevenendo complicanze. Prevenzione delle emergenze mediche Un'altra applicazione significativa dell'AI è nella prevenzione delle morti improvvise in ospedale . Il sistema "CHARTWatch" , sviluppato in Canada, utilizza l'intelligenza artificiale per monitorare i pazienti in pronto soccorso e identificare quelli a rischio elevato di deterioramento. Durante un periodo di prova, questo sistema ha contribuito a ridurre del 25% le morti inattese , dimostrando il potenziale dell'AI nel migliorare gli esiti clinici. Personalizzazione dei trattamenti L'intelligenza artificiale sta aprendo la strada a trattamenti sempre più personalizzati. La biofisica Natalia Trayanova , ad esempio, ha sviluppato "gemelli digitali" del cuore umano utilizzando dati medici e modelli computazionali. Questi modelli virtuali permettono di simulare e prevedere l'efficacia di diversi trattamenti per aritmie e altre malattie cardiovascolari, consentendo ai medici di scegliere l'approccio terapeutico più adatto a ogni paziente. Sfide ed etica nell'adozione dell'AI Nonostante i progressi, però, l'integrazione dell'AI in medicina presenta sfide significative, sia dal punto di vista tecnico che da quello etico. È essenziale garantire la sicurezza e la privacy dei dati dei pazienti, nonché affrontare questioni morali legate all' uso di algoritmi decisionali . Inoltre, è fondamentale che i professionisti sanitari mantengano un ruolo centrale nel processo decisionale, utilizzando l'AI come strumento di supporto piuttosto che come sostituto. Umano + AI = il super-dottore del futuro Per quanto straordinari siano questi progressi, è fondamentale ribadirlo: l’intelligenza artificiale non sostituirà mai il medico umano . La diagnosi non è solo questione di numeri e algoritmi: è empatia, ascolto, interpretazione del contesto. È saper guardare il paziente negli occhi e capire quello che non dice. La macchina può analizzare dati in pochi secondi, ma non potrà mai leggere le sfumature dell’animo umano. E proprio qui nasce la vera opportunità: la collaborazione tra uomo e tecnologia . Immagina un medico che ha a disposizione, in tempo reale, l’analisi di migliaia di casi clinici simili, suggerimenti basati su letteratura aggiornata, previsioni sull’andamento della malattia. E che poi decide cosa fare, come farlo, e soprattutto come dirlo al paziente. È questo il futuro della medicina: un “super-dottore” che unisce il meglio dell’intelligenza umana e artificiale, per una sanità più efficiente, precisa e profondamente umana . ​
18 marzo 2025
L'AI ci ruberà il lavoro? Molti la pensano così. Il buon senso comune tende a fare l'equazione: “più robot al lavoro = meno esseri umani”. Ma, come spiega Jerry Kaplan , «ogni volta che una tecnologia rivoluzionaria arriva al grande pubblico, non mancano le geremiadi per i poveri lavoratori che perderanno il posto» . Peccato che la storia del mondo dimostri esattamente il contrario. Lo scienziato americano, pioniere della Silicon Valley, che questi temi li conosce bene, nel suo Generative A.I. (pubblicato in Italia da Luiss University Press ), ci ricorda che «tutte le tecnologie ammazza-lavoro e risparmia-fatica del passato ci hanno portato a una situazione definita dagli economisti come piena occupazione» , negli Usa e in Occidente in generale. Prendiamo ad esempio l' agricoltura automatizzata . Nel 1800 lavorava in questo settore il 90% della popolazione americana (oggi il 2%) e ogni famiglia spendeva il 43% del proprio reddito per il cibo (oggi il 5%, compresi i ristoranti). E che dire delle fabbriche, dei traporti, del mondo della comunicazione? Vorrà pur dire qualcosa se, calcolato secondo l'inflazione, il PIL della famiglia media americana è passato dai 1000 dollari del 1800 ai 60mila dollari del 2023 . Dati di questo genere si posso ritrovare in Italia e nei paesi europei. L'economia si trasforma, così come la modalità di produzione dei beni (materiali e immateriali). Ci sono sempre stati momenti di cambiamento, assestamenti più o meno difficili, con una ridistribuzione della forza lavoro verso nuovi settori produttivi. Oggi automatizziamo il 98% dei lavori che i nostri avi facevano due secoli fa. Gran parte del nostro reddito odierno viene speso per “beni superflui”, per il piacere, la qualità della vita, il divertimento, la cultura, a differenza di quell'epoca in cui a trent'anni eri vecchio (sì, il progresso ha portato anche la longevità) e tutto il reddito veniva destinato alla sussistenza. L'intelligenza artificiale, dicono, porterà all'automazione di 300 milioni di posti di lavoro . La cifra appare catastrofica a leggerla così, in astratto. Ma non significa che 300 milioni di persone rimarranno senza occupazione. Semplicemente, in questo momento non siamo in grado di immaginare che mestiere faranno. D'altra parte quanti sanno che il 57% dei lavori che svolgevamo nel 1960 oggi non esiste più? L'AI, anzi la Gai (l'intelligenza artificiale generativa), dovrebbe portare a un aumento della produttività dell'1,5% nei prossimi decenni. Quindi, sì, può darsi che spariscano, o cambino drasticamente, mestieri pratici come «dipingere un muro, valutare una Tac, riempire uno scaffale, tagliare un prato, ispezionare i reparti di una fabbrica, controllare i passaporti in un aeroporto» (r isolvendo però anche molti problemi, intrinsecamente umani , in vari campi, a partire da quello medico). Mentre è improbabile che vengano toccati mestieri «che richiedono la capacità di interagire faccia a faccia, di capire un’altra persona ed empatizzare con lei, o in generale l’espressione autentica di emozioni umane. Pensiamo a venditori, consulenti e advisor di ogni sorta» , ma anche «chi è dotato di particolari capacità personali, come i musicisti, i performer e gli atleti» , il luxury e l'assistenza personale, «infermieri, guide turistiche, baristi, dog sitter, sarti, chef, istruttori di yoga e massaggiatori» . Ma soprattutto arriveranno nuovi mestieri, dal “prompt engineering” ai “data wrangles” , dai software engineer agli addetti al monitoraggio delle AI o i «consulenti di Reinforcement Learning from Human Feedback (Rlhf, apprendimento supplementare tramite il feedback umano)» . Tutto dipenderà dalla nostra capacità di ripensare la formazione professionale , soprattutto di chi rischierà il lavoro. Formazione (e aggiornamento) che non sarà più solo una questione di welfare, di investimento sociale dello Stato, ma un settore su cui anche i privati dovranno spendersi, per sostenere il processo di cambiamento. «Dobbiamo smetterla di credere che la formazione professionale sia un salvagente lanciato dal governo, e cominciare a considerarla per quello che è davvero: un investimento legittimo con un valido scopo economico » .
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